Piccoli Fuochi Fatui

Nell’antichità si ritenevano la dimostrazione dell’esistenza dell’anima. Alcune popolazioni nordiche invece credevano che seguendoli si trovasse il proprio Destino. In Danimarca e Finlandia, invece, i fuochi fatui erano associati alla presenza di un qualche tesoro sepolto nelle profondità del terreno o di una palude. I PFF (Piccoli Fuochi Fatui) sono incontri, performance, prove aperte e accadimenti fugaci, visioni private per piccoli gruppi di spettatori, nel tentativo di proporre un’alternativa culturale e una fruizione differente.

 

Piccoli Fuochi Fatui al Teatrino Fontana

Domenica 14 aprile 2024

MACBETH, DOPO

Drammaturgia e voce narrante Daniele Peraro

Messa in scena e azioni Chiara H. Savoia Cinzia Chiodini e Manuela Cirielli

“Ogni traduzione è un tradimento”. Così scrive il filosofo Martin Heidegger, affermando come la traduzione di un testo non può che minare la fedeltà dell’opera originale, sottolineandone quindi la dimensione della perdita. 

Considerando il significato latino del termine, più in generale, ogni tradimento è però anche e soprattutto una “consegna” in grado di “trasmette” qualcosa di nuovo e unico che “affida” il dramma alla sensibilità dei giorni nostri.

È proprio da questo pensiero che parte il nostro lavoro e lo porta forse all’estreme conseguenze. Cercare di “condurre” Macbeth “al di là” di Macbeth, cioè immaginare cosa resta del dramma di Shakespeare, dei suoi luoghi, dei suoi personaggi, dopo gli eventi narrati dal bardo inglese. Non assisterete quindi alla vicenda di Macbeth, ma a quello che ne rimane, come se fossero echi di un passato.

Della tragedia di Macbeth rimangono solo i corvi. Secondo la leggenda, si nutrono delle anime dei soldati caduti in battaglia, dei re traditi e dei tiranni assassinati. Sono animali intelligenti i corvi, custodi della memoria. Conoscono le tappe della scellerata impresa di Macbeth, vi guideranno se vorrete seguirli.

Ma procediamo con ordine. Cosa racconta Macbeth? Dopo aver vinto la guerra contro le schiere di Norvegia grazie all’intrepido Macbeth barone di Cawdor, il re di Scozia, Ducano, decide di fare visita al prode combattente come gesto di riconoscenza. Macbeth si dirige verso il suo castello per preparare l’arrivo del sovrano. Lungo la strada, tre streghe, esseri forse immaginati, appaiono a Macbeth porgendogli uno strano saluto: “Salve Macbeth, tu che sarai re”. Queste parole risvegliano in lui quel suo desiderio di potere che, già da tempo, lo abitava. Decide di uccidere il re Duncano e di usurpare il trono. Con l’ambizione e la violenza Macbeth diventa re, ma il suo regno è segnato dalla colpa e dalla paranoia. Diventa sempre più tirannico e perde la sua umanità, affrontando alla fine una tragica morte. Nemmeno l’ultima premonizione delle streghe “Macbeth non sarà vinto finché il bosco non gli muoverà contro” potrà salvarlo.

Perché però proporre Macbeth oggi? Questa performace “tradisce” e offre una nuova vita ai più oscuri pensieri del celebre personaggio shakespeariano. Sentiremo i pensieri di Macbeth, i suoi tremendi ad efferati desideri, i suoi dubbi. “Eppure, le streghe dicono il vero”; quel saluto non gli rivela nulla di nuovo, se non quello che Macbeth sapeva e voleva già. In fondo, il “germe” di ciò che muove le azioni del personaggio shakespeariano si annida in tutti noi. È la nostra voglia di successo, di apparire, di mostrarci agli altri come vincitori, di prevaricare, di sentirci più forti. Lo stesso desiderio che ci accompagna nella quotidianità delle nostre vite anche se pensiamo che non ci appartenga affatto. Forse, proprio per questo motivo, opera ancor meglio e indisturbato nella profondità del nostro animo.

Per questo proponiamo di ripercorrere le tappe della vicenda di Macbeth, mentre ascoltiamo la sua voce e ricalchiamo i suoi passi, per comprendere come possa nascere quel suo desiderio—quel nostro desiderio.

Senza accorgercene, uguali a Macbeth, con questi velenosi desideri come strumenti, ci isoliamo dall’Altro. Ma, presi dalla frenesia delle nostre azioni, ci illudiamo di dare un senso a questi nostri piccoli mondi distorti. Quel germe, apparentemente innocuo, diventa improvvisamente pianta, albero e poi un bosco che ci soffoca non facendoci vedere la luce. È però importante riconoscere tutto ciò. Accettare che, in qualche modo, fa parte di noi. Io sono Macbeth, noi siamo Macbeth, tu sei Macbeth.

Abbiamo quindi tradotto e tradito Macbeth per far emergere in modo puntuale ed evidente quanto detto. A nostro avviso, il senso più profondo dell’opera di Shakespeare è dunque il suo messaggio politico: il dramma di Macbeth si compie nel porre il proprio Io, prima di tutto, incondizionatamente.

Il “germe” di ciò che muove le azioni dei personaggi shakespeariano si annida in tutti noi. È la nostra voglia di successo, di apparire, di mostrarci agli altri come vincitori, di prevaricare, di sentirci più forti. Lo stesso desiderio che ci accompagna nella quotidianità delle nostre vite anche se pensiamo che non ci appartenga affatto. Forse, proprio per questo motivo, opera ancor meglio e indisturbato nella profondità del nostro animo.

Abbiamo quindi tradotto e tradito Macbeth per far emergere ciò in modo puntuale ed evidente. A nostro avviso, il senso più profondo dell’opera di Shakespeare è dunque il suo messaggio politico: il dramma di Macbeth si compie nel porre il proprio Io, prima di tutto, incondizionatamente.

La performance ha una durata di quindici minuti. È possibile prenotarsi al 3397835482 nei seguenti orari: Primo turno 16.00/Secondo turno 16.30/Terzo turno 17.00/Quarto turno 17.30/Quinto turno 18.00. Ai soci è richiesta una libera donazione a sostegno delle iniziative dell’associazione + tessera 2024 a 5 euro. Teatrino Fontana di via Volturno 19 a Legnano

Trovi tutte le informazioni sul nostro sito http://www.teatrinofontana.it/una-sezione-della-homepage/

SENZA P Uno studio di e con Stefano Cuzzocrea, sguardo esterno Irene Michailidis

Scene, oggetti e marionette  di Stefano Cuzzocrea
Produzione Piccola Compagnia Palazzo Tavoli, co-prodotto con il sostegno di Teatro del Carro – Residenza Artistica MigraMenti

SENZA P (titolo provvisorio) è una ricerca che parte dall’abbandono, del mettere fuori di mano, vale a dire, cessar di tenerlo, lasciarlo andare, rinunciare a una cosa, gettar via e dal bosco, luogo dell’incanto, della trasformazione, dell’inquietudine e come abituarsi ad esso, come percorerlo e come uscirne. Sullo sfondo la fiaba di Pollicino. A guidarci, un personaggio che abbiamo chiamato “Lui”, divenendo sempre più la voce e lo sguardo che ci ammalia e ci trascina, ci sorprende e ci inquieta. La fiaba è per lui un pretesto per raccontarci i suoi pensieri, le sue paure, le sue gioie, per interrogarsi e interrogarci. I personaggi che entrano ed escono dalla storia, figure, marionette di taglie diverse, ombre, sono forse apparizioni della sua immaginazione.

Ai soci è richiesta una libera donazione a sostegno delle iniziative dell’associazione + tessera 2024 a 5 euro Prenotazione obbligatoria al 3397835482

 

 

Domenica 3 marzo 2024 alle ore 18BABY MISS – prime bozze per un primo studio per un settimo spettacolo, di e con Marco Bianchini/Teatro della Caduta. Le Baby Miss, cose varie che fanno tenerezza, i diari di Marilyn, la musica neomelodica.
Cosa può succedere combinando e mettendo in scena questi ingredienti? Per dar forma al suo settimo lavoro Marco Bianchini si calerà negli abissi della contemporaneità e della cultura pop più malata. Quello che porterà a galla ancora non si può sapere, ma  possiamo già anticipare che ci sarà abbastanza da ridere ma anche abbastanza da piangere, che ci saranno delle musiche accattivanti, dei balletti messi a caso e molta multidisciplinarità, anche se in realtà non ce ne sarebbe bisogno visto che  non è più richiesta dalle direttive ministeriali.

Ai soci è richiesta una libera donazione a sostegno delle iniziative dell’associazione + tessera 2024 a 5 euro prenotazione obbligatoria al 3397835482

Marco Bianchini. Attore e narratore vicentino ha seguito un itinerario formativo che parte dal teatro di narrazione (con Gilles Bizouerne, Lylo Baur, Marco Paolini) e si completa con la tradizione francese di teatro fisico con Miriam Goldschmitd, Marcel Marceau, Pierre Byland, Giovanna Mori e in particolare all’Ecole Philippe Gaulier di Parigi. Dal 2004 collabora con  il Teatro della Caduta con cui ha sviluppato un linguaggio personale basato sulla commistione di generi, l’alternanza di registri, il gusto per il paradosso e il surreale e l’utilizzo del linguaggio comico come veicolo di contenuti. Dal 2005 fa parte del Teatro della Caduta che ha prodotto sei suoi spettacoli: “1/6000”, “De Bulgarij Eloquentia”,“Anamnesi” ,“Lamleto”, “La ballata dei Van Gogh” e “Into the Wilde”. Ha vinto, diretto da Francesco Giorda, il primo premio della giuria e del pubblico al “Concorso Internazionale di Regia Fantasio Piccoli”. Premio del pubblico al concorso per monologhisti “C’è posto per te”. Ha curato la regia di “Madama Bovary” (finalista Premio Scenario 2011) e di “Leopardi Shock”, interpretati da Lorena Senestro. 

 

Domenica 25 febbraio 2024 ore 18

La Sgrammaticata Carriera dei Folli/ Monologo immaginario di e con Chiara H. Savoia, drammaturgia di Chiara H. Savoia e Daniele Peraro, sound design di Maurizio Misiano e Diego Maffezzoni. Nel 2014 è stato pubblicato “Ammalò di testa”, un saggio di Anna Carla Valeriano, che raccoglie scritti censurati dei ricoverati, cartelle cliniche e brandelli di lettere provenienti dal manicomio di Teramo. A partire da questa lettura, cucendo questi intensi frammenti di lettere, è nato un piccolo monologo immaginario che trova realizzazione proprio nell’anno in cui si celebrano i cento anni dalla nascita di Franco Basaglia, principale motore del concreto cambiamento della psichiatria, responsabile dell’approvazione della legge 180, che denunciò le istituzioni manicomiali fino a regolarne la chiusura. In manicomio, i bisogni dei ricoverati venivano oppressi: da un lato c’era il potere che schiacciava gli internati, dall’altro il malato che – nella sua condizione di povertà- finiva per non esistere. Aperte le porte dei manicomi, il malato poté esprimere, anche con voce prepotente, qualcosa che, non essendo più repressa, necessitava di essere compresa: siamo tutti creature rotte, piene di pezzi difettosi, imperfetti esseri umani. Nessuno di noi dovrebbe essere considerato un oggetto da aggiustare, da recludere o da nascondere. Occorre molto coraggio, al di là della salute e della malattia, per riconoscere e dialogare con le asperità dell’altro, ma la paura non deve fermarci.

Domenica 14 gennaio 2024 dicembre alle ore 17.30
MOSSO, uno spettacolo di e con Francesco Campanoni

Questa non è una storia marina turbolenta, né un movimento musicale vorticoso, ma si tratta piuttosto di numerose piccole immagini teatrali tutte animate da un semplice personaggio. Vediamo un venditore di un vecchio casco da motociclista, in tre diverse apparenze, un francese, un americano e un russo, un domatore di vegetali, la ricostruzione di parte di un film, un piccolo circo povero, un pianista, il direttore d’orchestra di un coro. Brevi numeri creati con oggetti semplici, che vengono trasformati, reinventati, giocati e animati in una dimensione quasi esclusivamente da clown.

 

Domenica 24 dicembre 2023, dalle 17 alle 19
BALLATA DI NATALE di RadiceTimbrica Teatro, da Canto di Natale di Charles Dickens

Uno sferragliare di catene spettrali e di visioni di fantasmi terrificanti accompagneranno gli spettatori alla scoperta di ciò che accade al cuore insensibile e indurito del vecchio Ebenezer Scrooge.  È una video installazione/performance che non ha inizio e non ha fine, gli spettatori possono entrare quando vogliono e sostare per tutto il tempo che desiderano.

 

Sabato 18 novembre 2023, ore 18 –LAPISLAZZULI, pettacolo teatrale strampalacrime di e con Erica Giovannini. Un misterioso personaggio comunica con gesti, parole e creature di cartapesta. Alla conversazione partecipano la Luna, il gatto e il pesce rosso.

 

Domenica 29 ottobre, alle 18, VERSO UN CHIARORE

Una lettura scenica di RadiceTimbrica Teatro, di Anna Lidia Molina e Luca Colombo. Con Anna Lidia Molina, Luca Colombo, Cinzia Chiodini e Chiara H. Savoia

Nel centenario della nascita di Italo Calvino, vogliamo celebrare la sua poetica visionaria e profondamente emozionante e consapevole inoltrandoci tra le pagine di Marcovaldo, a sessant’anni esatti dalla sua prima pubblicazione nel novembre 1963. Oggi, come ieri. Disorientamento, confusione, troppa città, troppo cemento, traffico, visi spenti, la fatica di andare avanti con le incombenze quotidiane, tra un lavoro necessario, che spesso non piace, e gli imprevisti che la vita ci riserva, di cui si farebbe volentieri a meno, i soprusi inflitti da chi sta più in alto nell’imposta gerarchia sociale, l’assenza di rispetto per l’individualità sensibile ed intima, la fretta, le corse, sempre, il dovere, il dover fare, l’obbedire, le guerre, il mondo che va a rotoli, il clima impazzito, l’affondare.

 

Domenica 8 gennaio 2023, alle 18 e alle 19.30 “L’Alberto”, di Cinzia Chiodini e Alberto Dell’Acqua, con Alberto Dell’Acqua

“L’Alberto” nasce come ricerca assolutamente personale e soggettiva sul maschile. Sulla fortuna che – ancora oggi, nel sentire comune – è nascere maschi (“Auguri e figli maschi”).  Sul sentirsi più sicuro, protetto, conforme alla società che – ancora oggi, nel sentire e nella realtà – l’essere maschio porta con sé. Con la ricerca paziente, quasi meticolosa, delle atmosfere, dei movimenti e delle parole, “L’Alberto” è diventato semplicemente, forse banalmente, la storia di un uomo di sesso maschile. Che si chiami Alberto o in qualsivoglia altro modo, poco conta. I ponti che collegano quest’uomo al suo essere bambino, anzi infante (“in – fantem”, senza parola), nei movimenti che segretamente legano ogni essere umano alla madre. Le contraddizioni, le incongruenze, i pugni e le carezze che quest’uomo impara a conoscere e riconoscere. Lo specchio che rimanda un’immagine in cui è sempre faticoso ritrovarsi appieno. Il dolore, la “cruda sorte” che ognuno ha in sorte di vivere e la ricerca affannosa di una forma qualsiasi di libertà. La fatica del tempo che passa e non fa sconti, all’Alberto e a ciascuno. Non abbiamo fatto – volutamente – uno “spettacolo”. Abbiamo cercato ogni volta un angolo – nella mente, nel corpo, nella voce, nella luce e nelle ombre – che si è lasciato saccheggiare. Abbiamo voluto che l’allestimento dello “spettacolo” non fosse una linea retta, ma un cerchio, dove indietro e avanti coincidono e si confondono.

 

Sabato 10 dicembre 2022, alle 19 e alle 21
Gilgamesh, Il perfetto e il terribile- racconto per due voci e 37 disegni”
con Marco Bianchini e Chiara H. Savoia
Una collaborazione tra RadiceTimbrica Teatro e Teatro della Caduta, con il sostegno di Ex- Convento.
Occorre prenotarsi scrivendo al numero 339.7835482, oppure via mail teatrinofontana@gmail.com.

Sabato 5 novembre ore 20.30 

“DUE CANZONI FATTE ALLA LEGGERA”

Una chitarra, una voce e le “canzonette” italiane suonate da Luca Colombo.

Occorre prenotarsi scrivendo al numero 339.7835482, oppure via mail teatrinofontana@gmail.com.

Tutti i Piccoli Fuochi Fatui avranno luogo presso il Teatrino Fontana di via Volturno 19 a Legnano. L’ingresso è riservato ai soci. E’ possibile sottoscrivere la tessera associativa annuale all’ingresso con un contributo di 5 euro. Il Teatrino Fontana si sostenta esclusivamente attraverso il lavoro teatrale. Crediamo che sia giusto permettere a ciascuno di partecipare secondo le proprie possibilità chiedendo un libero contributo a sostegno delle attività dell’associazione. Al termine delle iniziative chiediamo pertanto di onorare il lavoro con un’offerta che tenga conto di tutti gli sforzi che stanno dietro a ogni lavoro proposto.